Articolo di Daniele Martini pubblicato con questo titolo il’8 agosto 2014 su “Il Fatto Quotidiano”
Cemento perfino nelle aree naturali protette e nei parchi, ampliamenti di case e villette a gogo, supermercati e uffici che diventano appartamenti, porti turistici e piste da sci per tutti i gusti: da Silvio Berlusconi a Renata Polverini a Nicola Zingaretti, il piano casa del Lazio continua a fare danni.
Il centrosinistra che da un anno e mezzo governa la Regione ha preparato per la verità un piano casa nuovo che sarà discusso a settembre.
Ma è un testo che non promette niente di buono, anzi.
Il primo assaggio di ciò che bolle in pentola è stato servito tra il 18 luglio e la sera del 6 agosto.
Dopo ben otto sedute è uscito dall’aula un preparato indigesto: una legge (la numero 76) che evita il ricorso alla Corte Costituzionale invocato da due ministri dei Beni culturali, Giancarlo Galan e Lorenzo Ornaghi, non proprio due campioni di progressismo, assai preoccupati, però, per la piega che il piano aveva preso nel Lazio.
Ma non cancella del tutto le aberrazioni più vistose del piano voluto dalla Polverini nel 2009 con la complicità del vicepresidente e assessore all’urbanistica Luciano Ciocchetti.
Luciano Ciocchetti
Come, per esempio, la facoltà di poter arrivare con il cemento perfino nelle aree naturali protette.
Tutti insieme, maggioranza e opposizione, centrosinistra e centrodestra, hanno votato più o meno spensieratamente un emendamento dell’allievo più promettente di Ciocchetti, Pietro Sbardella, lo Squaletto, il figlio di Vittorio, lo Squalo per antonomasia della Prima Repubblica.
Vittorio Sbardella, detto lo Squalo
il figlio Pietro, lo Squaletto
La norma approvata non sottrae tutte le aree protette dall’incursione cementizia, com’era ovvio che fosse, ma solo una parte, lasciando in balìa della speculazione molte altre zone, in particolare dentro le città o in prossimità di esse.
Le aree più ambite.
L’intraprendente Squaletto, che è un esponente romano di Forza Italia, è riuscito a farsi approvare anche un altro bel provvedimento: un premio di cubatura a coloro che abbatteranno case, villette e palazzi in riva al mare e li ricostruiranno in zone un po’ più decenti all’interno.
Il regalo, che piace soprattutto ai gestori di stabilimenti balneari, non è più del 100 per cento, come previsto dal testo Polverini-Ciocchetti, ma addirittura del 150 per cento.
Con queste premesse, c’è da tremare in attesa del piatto forte, il nuovo piano casa della giunta Zingaretti condensato nella legge numero 75.
Un testo che, del resto, somiglia come una goccia d’acqua a quello del centrodestra.
Anna Maria Bianchi, portavoce di Carteinregola, organizzazione che raggruppa circa 130 comitati, dopo aver confrontato con scrupolo i due testi spiega: “Sembrano uno la copia dell’altro, le differenze non sono determinanti. A Zingaretti e all’assessore all’urbanistica Michele Civita abbiamo chiesto perché non hanno adottato una legge più restrittiva, come quella Toscana, per esempio. Ci hanno risposto che il piano Polverini era legge e non si poteva tornare indietro”.
Anna Maria Bianchi
In campagna elettorale il centrosinistra fece davvero fuoco e fiamme contro il piano casa della governatrice.
Sostenendo che esso snaturava quello precedente del Pd Piero Marrazzo e riusciva a stupire perfino Berlusconi che aveva messo in moto tutta l’operazione con l’accattivante slogan “padroni in casa propria”.
Il piano del centrodestra laziale era una specie di grimaldello capace di sventrare qualsiasi programmazione urbanistica e di sovvertire le linee di qualsiasi piano regolatore.
Un lasciapassare al cemento libero.
Con puntiglio gli esponenti di centrosinistra spiegarono che quelle norme c’entravano assai poco con le esigenze abitative di tante famiglie, ma erano piuttosto il cavallo di Troia per operazioni dettate da appetiti cementizi assai robusti.
Con il piano casa si consentiva ai costruttori , per esempio, di poter ignorare in futuro a proprio piacimento i vincoli di destinazione d’uso programmati trasformando in appartamenti le aree commerciali e le zone destinate a uffici.
Vinte le elezioni, Pd e centrosinistra evidentemente hanno cambiato idea.
Nonostante il piano Polverini-Ciocchetti stia offrendo pessime prove.
Come quella della Città del gusto nell’ex Consorzio agrario in zona Marconi a Roma, in faccia al Tevere.
Un’area e uno stabile pregiati dove finora c’erano la redazione del Gambero rosso, un ristorante, il bar e le aule per i corsi di gastronomia.
E poi la sede della Asl, un cinema, un supermercato, un parcheggio a più piani.
Tutte strutture per il quartiere e i romani che saranno cancellate per far posto a due palazzi di otto piani con decine di appartamenti.
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Peggio dei ladri di Pisa: “di giorno litigano e la notte rubano assieme”, il doppio furto che con queste norme sperano di attuare non è più possibile, non sono capaci di capire i tempi che stiamo vivendo……
Peggio dei ladri di Pisa (vecchio detto toscano): “di giorno litigano e la notte rubano assieme”…
Il problema Casa in Italia prima o poi verrà fuori
e allora saranno dolori … anche per i palazzi romani.