Su questo stesso sito il 16 settembre 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2014”, che dava fra l’altro la notizia della partecipazione di Roma Capitale alla “European mobility week 2014″ (https://www.rodolfobosi.it/settimana-europea-della-mobilita-sostenibile-2014/#more-10045).
Nel ricco programma della settimana è previsto per oggi pomeriggio con inizio dalle ore 16,30 nella Sala Carroccio del Campidoglio un convegno sul tema “Una cabina di regia per la ciclabilità a Roma”, che in base a quanto è avvenuto fino ad oggi pone il giustificato interrogativo su quale sia veramente questa cabina di regia del Comune per la ciclabilità a Roma.
Come era ovvio che fosse alla fine dell’edizione romana della “Settimana della mobilità” tutta l’attenzione è concentrata sul bike sharing che, partito nel 2008 con Veltroni, non è mai decollato rivelandosi un clamoroso fallimento.
Per chi volesse saperne di più sulle vicissitudini di questo servizio mai decollato, si rimanda ai due articoli pubblicati su questo stesso sito dal titolo “Vicissitudini del servizio di bike sharing a Roma” (https://www.rodolfobosi.it/vicissitudini-del-servizio-di-bike-sharing-a-roma/#more-1611) e “Il bando per il servizio di bike sharing a Roma” (https://www.rodolfobosi.it/il-bando-per-il-servizio-di-bike-sharing-a-roma/#more-1620).
Le uniche tracce di un servizio che non esiste più da almeno due anni sono i gruppi di colonnine abbandonate che si possono trovare in giro per il centro.
Foto del progressivo abbandono fino allo smantellamento del parcheggio di bike sharing
in via della Panetteria, all’angolo con via del Tritone
Le 29 stazioni attualmente esistenti sono arrugginite, le ciclostazioni sono diventate in pochi mesi parcheggi per scooter, le biciclette sono sparite, perché rubate o fatte a pezzi.
Piazzale Flaminio: immagine palese di un servizio di bike sharing claudicante e sgangherato,
visibilmente sconfitto e mai realmente avviato
«Uno dei nostri obiettivi è la rivitalizzazione del bike-sharing» ha spiegato a margine della presentazione della “Mobility week” l’assessore alla Mobilità di Roma Capitale, Guido Improta, che non sembra avere però le idee molto chiare al riguardo, a giudicare dagli atti fin qui approvati a partire dagli inizi di quest’anno.
Guido Improta
Mercoledì 29 gennaio 2014 nella sala Pietro da Cortona nei Musei Capitolini è stato presentato il Nuovo P.G.T.U. (Piano Generale Traffico Urbano) di Roma Capitale organizzato dalla Commissione III Mobilità e dall’Assessorato Mobilità e Trasporti di Roma Capitale: all’avvenimento il 3 febbraio 2014 ho dedicato un apposito articolo su questo stesso sito (https://www.rodolfobosi.it/il-comune-di-roma-ha-presentato-il-nuovo-piano-generale-del-traffico-urbano-pgtu/#more-4821) a cui ha fatto seguito il giorno dopo un mio articolo dal titolo “Il risibile servizio di Bike Sharing previsto nel nuovo Piano Generale del Traffico Urbano di Roma Capitale” (https://www.rodolfobosi.it/il-risibile-servizio-di-bike-sharing-previsto-nel-nuovo-piano-generale-del-traffico-urbano-di-roma-capitale/#more-4858).
Nel riporto il seguente passo.
Dopo le incoraggianti premesse dove si cita che “… dopo quasi 15 anni Roma decide di aggiornare il suo strumento di programmazione della mobilità” e “… le grandi aree metropolitane come Roma Capitale devono essere snodi efficienti per le reti nazionali ed europee di trasporto, risultando vitali per la competitività del nostro territorio e per uno sviluppo economico sostenibile” relativamente al servizio di Bike Sharing si arriva praticamente al ridicolo dichiarando:
- Pag.11: “..fino a 80 ciclostazioni +1000 biciclette “ (…fino a…. come dire “addirittura fino a 80 stazioni e 1.000 bici!!!”)
- Pag.13: “Potenziamento sistemi di sharing (car, bike, van)” dentro la Zona 1 dell’Area centrale delle Mura Aureliane
- Pag.14: “Sviluppo sistemi di sharing (car, bike, van)”dentro la Zona 2 dell’anello ferroviario
- Pag.25: “Questi sistemi dovranno essere parte integrante di una nuova politica di mobilità in grado di offrire estensivamente ulteriori alternative all’uso del mezzo individuale” con “aumento dell’offerta di ciclo stazioni dedicate al Bike Sharing”.
Appare al limite della vergogna che la Capitale d’Italia si dia degli obiettivi così palesemente improponibili di fronte ad emergenze evidenti da ormai 20 anni.
Non è dato di sapere quante volte gli amministratori abbiano avuto la possibilità di toccare con mano le esperienze finalizzate in tutti gli altri contesti, dal momento che avrebbero potuto se non dovuto soltanto copiare quanto di meglio è stato già fatto ovunque nel mondo: in un documento di programma che dovrebbe essere il punto di eccellenza nell’ambito della mobilità (e recepire quindi i migliori benchmark possibili come test per la valutazione ed il miglioramento dei servizi per Roma) è stato invece inserito un servizio di Bike Sharing con “fino a 80 stazioni” (quindi magari nemmeno quelle) che appare semplicemente inaudito.
Ma nel corso della sua visita a Parigi dal 12 al 14 marzo 2014 il Sindaco Ignazio Marino – dopo essersi incontrato con l’allora vicesindaco Anne Hidalgo, che dal successivo 5 aprile è diventata Sindaco di Parigi – ha dichiarato che “sono molte le politiche che accumunano me e Anne a cominciare dalle iniziative di car e bike sharing che stiamo replicando a Roma, con un occhio molto attento a Parigi”.
Ma in aperta contraddizione con la suddetta dichiarazione con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 70 del 28 marzo 2014 è stato adottato il P.G.T.U., con la conferma che “nel breve periodo, per i servizi gestiti da Roma Capitale, si prevede che il bike sharing, dalle 29 ciclostazioni preesistenti, amplierà l’offerta fino ad 80 ciclostazioni, con circa 1.200 stalli e circa 1.000 biciclette.”
Sulla Home Page del sito del Comune di Roma il 21 settembre 2014 è stato pubblicato il seguente comunicato: “Roma, 21 settembre – Definitivamente approvato dalla Giunta capitolina il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU). Messo a punto dall’Assessorato alla Mobilità, presentato nel suo impianto generale a dicembre 2013 e approvato in via preliminare dalla Giunta a marzo 2014, il piano ha proseguito la sua marcia acquisendo i pareri dei Municipi e le osservazioni dei cittadini.”
Nel suddetto articolo pubblicato il 4 febbraio 2014 ho scritto fra l’altro che “da voci raccolte, ma non ancora ufficialmente confermate, si è venuto infatti a sapere che l’Assessore Guido Improta intenda sostenere i costi del servizio di Bike Sharing con i ricavi del Car Sharing (dall’inglese auto condivisa o condivisione dell’automobile) che è un servizio che permette di utilizzare un’automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio, e pagando in ragione dell’utilizzo fatto: in modo analogo a questo sistema, che è dedicato alla mobilità delle persone, c’è il servizio di Van Sharing che è una metodologia di distribuzione delle merci in ambito urbano basata sulla condivisione di una flotta di veicoli da parte di più operatori.”
Le “voci” si sono rivelate esatte, dal momento che poi con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 173 del 20 giugno 2014 è stata approvata la “Espansione del Servizio Car Sharing di Roma e implementazione del Servizio di Bike Sharing innovativo a pedalata assistita“.
Nelle premesse della suddetta deliberazione viene rifatta la cronistoria delle vicissitudini del Bike Sharing a Roma.
Vi si afferma tra l’altro che “con Memoria dell’11 settembre 2013, la Giunta, nel formulare gli indirizzi per la redazione del nuovo Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU), ha individuato, fra gli obiettivi strategici primari, la definizione di azioni per il potenziamento, l’incentivazione e la promozione dei servizi di mobilità sostenibile, evocando, in particolare, il Car Sharing nonché il Bike Sharing nel centro storico e la sua diffusione su tutto il territorio comunale, quali servizi non secondari nell’ottica della valorizzazione delle modalità di trasporto collettivo in alternativa a quello privato, del decongestionamento del traffico e del risanamento ambientale” e che “tali obiettivi, già esplicitati nelle ‘Linee programmatiche 2013-2018 per il Governo di Roma Capitale’, sono parte integrante del documento del nuovo PGTU, adottato con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 70 del 28 marzo 2014 – ‘Piano Generale del Traffico Urbano – dalle Regole ai Sistemi’, oggetto di prossima approvazione da parte dell’Assemblea Capitolina”.
Vi si sostiene inoltre che “l’esperienza maturata nel corso della citata sperimentazione del Bike Sharing, evidenzia l’interesse e l’attenzione dell’utenza anche per questa modalità “ecosostenibile” di spostamento urbano, che può contribuire alla generale strategia di riduzione del traffico veicolare privato e delle sue nocive conseguenze” e che “tuttavia, la precedente conduzione del Bike Sharing, organizzato sulla base del sistema tradizionale, ne ha evidenziato i limiti di utilizzabilità nella realtà di Roma, che hanno condizionato il suo successo e la positiva espansione dell’uso condiviso della bicicletta“, per cui “sulla base delle risultanze sugli utilizzi e delle osservazioni degli utenti durante la gestione del servizio da parte di Roma Servizi per la Mobilità, si rende, dunque, necessario individuare un sistema innovativo per il Bike Sharing, con caratteristiche specifiche per la città di Roma, che non trascuri le differenti fasce di domanda e ne consenta la fruizione tenendo conto anche delle caratteristiche plano-altimetriche del territorio cittadino“.
In forza delle suddette premesse la Giunta Capitolina ha deliberato fra l’altro “di dare mandato a Roma Servizi per la Mobilità S.r.l. di:
– procedere … all’avvio del servizio di Bike Sharing, con le modalità previste nel Piano di espansione, che non prevedono oneri per Roma Capitale al di fuori del Contratto di Servizio in essere con la Società stessa, trovando i costi di avvio, implementazione e sviluppo dei servizi, integrale copertura nei ricavi che saranno realizzati durante la gestione sperimentale degli stessi, secondo i piani tariffario e economico-finanziario contenuti nel predetto Piano di espansione;
– individuare, attraverso procedura ad evidenza pubblica, un operatore per la realizzazione e gestione in via sperimentale, per un periodo di 18 mesi, di un servizio di Bike Sharing a pedalata assistita con sei postazioni, alle tariffe, indicate nel Piano di espansione di cui sopra; la copertura finanziaria del servizio verrà garantita con i ricavi derivanti dalle tariffe applicate e con quelli relativi alla gestione del servizio Car Sharing, con cui è integrato, secondo quanto meglio precisato nel Piano economico-finanziario allegato.>>
Le ciclostazioni sono:
– piazzale Flaminio (in sostituzione delle esistenti postazioni);
– piazza dell’Oro (in sostituzione della esistente postazione);
– piazza Cavour;
– piazza San Silvestro (sulla postazione precedentemente esistente);
– piazza Barberini;
– piazza Venezia (in sostituzione dell’esistente postazione).
Viene confermata anche la durata dell’affidamento di 18 mesi a chi si aggiudicherà la gara.
Per quanto riguarda “l’implementazione sperimentale del Servizio di Bike Sharing innovativo a pedalata assistita le componenti interessate, calcolate sull’arco temporale dei 18 mesi previsti, sono:
- apparati tecnologici, per la quale si è calcolato un importo di circa € 170.000, comprendente le ciclo stazioni e le biciclette;
- costi di installazione, attivazione e gestione del servizio e delle infrastrutture di supporto, per circa € 200.000“.
Alla suddetta deliberazione di Giunta ho dedicato un articolo dal titolo “La contraddittoria “sperimentazione” del Comune di Roma per un servizio di Bike Sharing per 6 postazioni di biciclette a pedalata assistita” che è stato pubblicato su questo stesso sito il 7 luglio 2014 (https://www.rodolfobosi.it/la-contraddittoria-sperimentazione-del-comune-di-roma-per-un-servizio-di-bike-sharing-per-6-ciclostazioni-di-biciclette-a-pedata-assistita/#more-8470).
Venerdì 8 agosto 2014 sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i bandi per il potenziamento del Car Sharing e il ritorno, in versione tecnologica più avanzata, del Bike Sharing.
La pubblicazione del bando per un progetto inconcepibile sia economicamente che tecnicamente è avvenuta ad appena una settimana di distanza dalla Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 49 del 30 luglio 2014 con cui è stato definitivamente approvato il PRIP che, almeno potenzialmente, prevede il finanziamento del bike sharing tramite pubblicità e dopo che lo stesso assessore Marta Leonori ha pubblicato sul suo profilo Twitter una grafica che cita tra gli obiettivi del PRIP proprio l’avvio del bike sharing.
Invece di accelerare il processo in corso del PRIP (che si dovrebbe completare a medio termine) il Comune di Roma si inventa un bando alternativo per il bike sharing elettrico che nulla ha a che vedere con il PRIP e che – cosa ancor più grave – non sarà pagato dalla pubblicità (a costo zero quindi per il comune), ma l’importo base d’asta di ben 375.000 € sarà sottratto alle moribonde casse capitoline, perché la copertura arriverebbe (in teoria) dagli incassi del car sharing che non sono ancora quantificabili.
Il Bando per l’affidamento del servizio sperimentale di bike-sharing a pedalata assistita prevede che per il nuovo servizio di Bike sharing, entro il prossimo 6 ottobre, dovranno pervenire le offerte per la fornitura di 120 biciclette a pedalata assistita e la gestione, per un periodo di 18 mesi, dell’intero sistema, incluse le ciclostazioni e il software per l’iscrizione al servizio e la gestione dei clienti.
A margine della presentazione della “Mobility week” oltre a ribadire che “uno dei nostri obiettivi è la rivitalizzazione del bike-sharing” l’Assessore Guido Improta ha dichiarato che “il 6 ottobre scadrà il bando per le prime sei stazioni a pedalata assistita nel Municipio I” ed ha fatto sapere che “inoltre, nell’ultimo anno abbiamo finanziato e cominciato la progettazione di 25 km di bikeline pari al 10% della rete di ciclabili presenti sulla rete stradale di Roma Capitale, 45 ricuciture strategiche e 4500 rastrelliere per biciclette da posizionare in numerose scuole identificate insieme all’assessorato alla Scuola, nei pressi degli uffici di Roma Capitale e nelle fermate della metropolitana“.
Nessun accenno al servizio di Bike Sharing finanziato dalla pubblicità.
Riguardo a questo comportamento dell’Amministrazione Capitolina non posso non condividere quanto già evidenziato nell’articolo pubblicato il 2 settembre 2014 sul sito www.bastacartelloni,it dal titolo “Bike sharing: quel bando sulle bici elettriche che si dimentica del Prip. Ecco perché la gara deve andare deserta” (http://www.bastacartelloni.it/search?updated-max=2014-09-09T09:00:00%2B02:00&max-results=7).
“Le conseguenze di questa assurda politica sono facilmente prevedibili:
- sul territorio ci saranno due operatori, uno per le bici a pedalata assistita e uno per le bici tradizionali;
- i sistemi per il noleggio saranno diversi;
- i due operatori entreranno in conflitto aprendo il via a ricorsi e contenziosi;
- al termine dei 18 mesi il Campidoglio dovrà trovare altri 375 mila euro per finanziare un servizio che altrimenti andrà in malora;
- nel mondo faremo la solita figura dei romani cialtroni e scoordinati.
Verrebbe da dire: ma ci fate o ci siete?
Invece di bandire un’unica gara, nell’ambito del Prip, che chieda al vincitore un tot di bici elettriche e un tot tradizionali, tutto a costo zero per il Comune, andate come il più accanito masochista ad infilarvi in problemi senza fine?
Una scemenza del genere non ha bisogno di altri commenti.
C’è solo da sperare che il bando emesso in questi giorni dall’Agenzia Servizi per la Mobilità vada deserto perché nessun operatore serio deciderebbe di investire in un contesto così confuso, per soli 18 mesi senza la certezza del rinnovo, gestito con una tale improvvisazione e pressapochismo da far impallidire il più accanito sostenitore di questa giunta.”
Per parte mia ribadisco quanto ho già scritto il 7 luglio scorso.
Non può reggere un sistema separato di citybike da una parte e di bici elettriche dall’altra, per cui il sistema di mobilità sostenibile va integrato con un mix ottimale che arrivi a calibrare le bici elettriche assieme a quelle tradizionali, all’interno di un sistema che “si parli”.
Un motivo in più per un sistema di mobilità sostenibile integrato è dato dalla constatazione che il futuro soggetto aggiudicatario del servizio sperimentale di Bike Sharing a pedalata assistita integrato al servizio di Car Sharing non sarà in grado di sostenere anche un servizio di citybike classico, di cui non ha la diretta competenza, mentre viceversa a livello internazionale l’affidamento di un servizio di Bike Sharing integrato anche alla bici a pedalata assistita è stato sempre dato dietro regolare bando di gara a ditte consolidate nel servizio tradizionale di Bike Sharing.
Se contestualmente andasse in porto l’entrata a regime dopo l’approvazione dei Piani di Localizzazione e l’espletamento dei bandi di gara, compreso quindi anche quello relativo al servizio di Bike Sharing, avremmo paradossalmente da un lato un servizio consolidato di citybike su 350 o 420 ciclostazioni per 10 anni e dall’altro lato un servizio sperimentale di bici a pedalata assistita per soli 18 mesi e molto limitato, per non dire risibile, perché non consentirà ad esempio di andare al lavoro da piazzale di Ponte Milvio a Monte Mario dal momento che le postazioni per le bici elettriche sono solo 6 e tutte collocate nel centro di Roma.
Non risulta mai successa una cosa simile a livello internazionale, venduta tra l’altro come “sperimentazione”.
Già il servizio di Bike Sharing precedente, quello che ha lasciato gli scheletri in città, era una “sperimentazione”: ora se ne fa un’altra, quando non c’è più motivo di sperimentare alcunché visto che i sistemi funzionanti nel mondo sono centinaia e il modello anche misto è ormai chiarissimo.
A questo punto c’è solo da augurarsi che il Comune interrompa quanto prima questa contraddittoria “sperimentazione” che danneggia la sua immagine anziché migliorarla e che ad ogni modo il bando di gara vada deserto per spingere l’Amministrazione Capitolina a maggior ragione a rinunciare a questa “implementazione” che non ha nulla di innovativo.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi