I quantitativi di rifiuti lavorati e stoccati tra Ostia e la valle Galeria raddoppieranno.
Così, insieme all’accordo raggiunto con l’Emilia Romagna, Ama promette di scongiurare l’emergenza rifiuti in città durante le feste, fortemente temuta dall’incendio che il 24 dicembre ha messo fuori gioco il tmb 1 di Malagrotta.
L’impianto fuori uso ha lasciato “scoperte”, da ricollocare al altrove, 600 tonnellate di indifferenziata al giorno.
Ma ecco i dettagli del piano.
L’accordo con i sindacati
La municipalizzata conta di superare l’empasse con il potenziamento e rafforzamento del servizio nei due siti Ama di via Romagnoli, a Ostia, dove è presente un tritovagliatore, e di Ponte Malnome, nell’area di Malagrotta, centro di stoccaggio.
Entrambi lavoreranno a ciclo continuo grazie al reimpiego di circa 50 operatori della ditta privata E. Giovi (che lavoravano presso il tmb di Malagrotta), in affiancamento ai dipendenti aziendali già presenti nelle due strutture.
A questo proposito è stato firmato ieri un accordo con i sindacati.
I rifiuti “orfani” del tmb verranno quindi trattati internamente, con le lavorazioni dei due siti che passeranno da un terzo a due terzi nella saturazione della capacità produttiva giornaliera (Romagnoli da 200 a 400 tonnellate/giorno; Ponte Malnome da 300 a 600 tonnellate/giorno), mantenendo comunque, è la rassicurazione, il necessario margine gestionale degli eventuali imprevisti.
“In tal senso l’accordo ha ridisegnato l’organizzazione e l’assetto turnistico e dimensionale dei due siti interessati al fine di renderli adeguati all’effort produttivo” fa sapere Ama.
“Desidero ringraziare i sindacati per il senso di responsabilità mostrato in un frangente di estrema urgenza come l’attuale” ha commentato il presidente di Ama Daniele Pace.
“La soluzione trovata nell’accordo permetterà di dare una risposta tempestiva in termini di continuità del servizio ai cittadini e a Roma Capitale.
Di particolare importanza, poi, l’intervento “sociale” dell’azienda, con il ‘reimpiego’ di circa 50 lavoratori della ditta E. Giovi nelle mansioni professionali previste nei due siti aziendali“.
Per le organizzazioni Sindacali, “è importante che da una criticità sia sorta – tramite un confronto serio e serrato -, un’opportunità per decine di persone di E. Giovi, che attraversavano un momento di difficoltà.
Abbiamo fatto il possibile, con spirito costruttivo e con celerità, per garantire lavoratori e cittadinanza in un frangente davvero complesso“.
L’accordo con l’Emilia Romagna
In parallelo, il sindaco Gualtieri ha ottenuto il sì dell’Emilia Romagna a trattare una parte dei rifiuti romani, almeno la metà.
Alla richiesta di aiuto ha risposto positivamente il presidente Stefano Bonaccini.
Per un periodo definito – tre mesi – accoglierà e tratterà negli impianti emiliano-romagnoli un quantitativo di rifiuti in arrivo da Roma (non più di 9.200 tonnellate al mese, 300 al giorno).
Il piano operativo e le modalità verranno ora definite dalle società multiservizi interessate.
I costi di conferimento e le modalità di pagamento dovranno essere pattuiti direttamente fra i gestori, sulla base dei costi di impianto e tenuto conto anche di una quota aggiuntiva – pari a 20 euro per ogni tonnellata di rifiuto – a titolo di ristoro ambientale, da versare al Comune sede dell’impianto di conferimento.
Le indagini
Per questa mattina, nella sede della Prefettura, è stata convocata una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza per fare il punto sulla situazione del sito di Malagrotta dopo l’incendio.
Qui ieri si è tenuto un sopralluogo della commissione parlamentare Ecomafie.
Sul posto il presidente Jacopo Morrone che ha parlato anche con un gruppo di cittadini presenti in protesta.
“Metteremo sotto la lente d’ingrandimento la discarica di Malagrotta, è il nostro compito” ha dichiarato.
“Quattro incendi in due anni sono anomali“.
Intanto la Procura sta indagando per incendio doloso e vagliando le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nello stabilimento. Ricordiamo che il tmb, del gruppo Colari facente capo a Manlio Cerroni, è gestito da un amministratore giudiziario, Luigi Palumbo, a seguito di un’interdittiva antimafia del 2014.
E proprio contro di lui si è scagliato Manlio Cerroni nelle scorse ore.
L’attacco di Cerroni
“Nel pieno rispetto dell’operato degli inquirenti che si apprestano ad accertare le cause dell’incendio vorrei però suggerire loro di verificare quanti operatori erano presenti nell’impianto al momento dell’incendio e se era disponibile e operativo l’Astra, il potente e specifico automezzo antincendio di cui Malagrotta dispone da sempre – commenta Cerroni in una nota stampa – mezzo che più di una volta si è rivelato indispensabile a domare per tempo quei principi di combustione che possono verificarsi in un impianto di trattamento dei rifiuti indifferenziati, come accadde il 25 maggio 2017 quando un focolaio partito dalla fossa di stoccaggio del cdr del gassificatore di Malagrotta fu spento, ancora prima dell’arrivo dei Vigili del Fuoco, dal personale interno addestrato a spegnere incendi nell’area“.
Poi ancora: “A quanto sembra dalle 13 in poi del 24 dicembre nell’impianto non c’era addirittura nessuno, neanche quel minimo e indispensabile presidio in grado di intervenire tempestivamente e domare sul nascere un principio di incendio prima che si trasformasse in rogo.
Semplici domande a cui può e deve rispondere l’Amministratore Giudiziario visto il ruolo e la responsabilità che ricopre“.
(Articolo di Ginevra Nozzoli, pubblicato con questo titolo il 29 dicembre 2023 sul sito online “Roma Today”)